Un film di Peter Greenaway. Con John Standing, Matthew Delamere, Amanda Plummer, Barbara Sarafian, Vivian Wu
Titolo originale 8 ½ Women. Drammatico, durata 120 min. - Gran Bretagna 1999.

Disperato per la perdita della moglie amatissima, il ricco imprenditore svizzero Philip Emmenthal consente alla proposta del figlio Storey di costituire nel loro castello di Ginevra un harem di otto donne, stereotipi delle fantasie erotiche maschili. 9° lungometraggio per il cinema di P. Greenaway, ancora assistito dalla fotografia del vecchio Sacha Vierny (1919), felliniano nel titolo e nella trovata dell'harem, ma non negli intenti né nello stile, meno sovraccarico del solito nell'apparato figurativo, ma più verboso, è “un film libertino elegante e divertente, incantevole e immoralista” (Lietta Tornabuoni), narcisista in modo così programmato da sfiorare il masochismo.

CRITICA
Lietta Tornabuoni
La Stampa

In uno dei suoi film più belli,8 1/2, Fellini accompagna Mastroianni nella cucina d'una grande casa di campagna simile a quelle dei quadri fiamminghi, popolata soltanto di donne, dominata da un'atmosfera festosa: insieme con la moglie stanno le ragazze amate nella vita del protagonista, e in comunità armoniosa tutte lo accolgono amorosamente (prima dello sfrenarsi d'un litigio rivale, d'un rancore aggressivo). Citando Fellini sin dal titolo, ma sostituendo l'Eros al sentimento o alla psicologia, Peter Greenaway amplia l'episodio alla dimensione di un film sul massimo sogno virile: un bordello privato, un harem che raccolga, per praticare tutte le varianti sessuali possibili, ogni archetipo femminile delle fantasie maschili, l'orientale, la donna incinta, la solerte segretaria, l'amazzone sul cavallo bianco, la domestica devota, la suora, la prostituta dal gran cuore. Philip Emmenthal, anziano ricco uomo d'affari svizzero, rimasto vedovo accetta di sottoporsi, nell'harem organizzato nel suo castello di Ginevra e altrove, all'educazione sessuale impartitagli dal figlio giovane. Non tutto va bene, ma il piacere resta un dono meraviglioso. Greenaway, 58 anni, inglese di Newport, pittore, illustratore, romanziere, già autore di film come I misteri del giardino di Compton House, Il ventre dell'architetto, Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante, I racconti del cuscino, fa un film libertino, elegante e divertente, immoralista, meno barocco e sovraccarico del suo solito. Non meno oltranzista e arditamente anticonformista: anche a trascurare Amanda Plummer prigioniera di un apparato ortopedico trasformato in abito da sera o le irresistibili carezze lascive di Vivian Wu, si vedono padre e figlio in nudo frontale, padre e figlio a letto insieme in compagnia d'una ragazza, padre e figlio che fanno incestuosamente l'amore tra loro per consolarsi della morte della moglie-madre.
Da La Stampa, 26 Febbraio 2000

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